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Questo volume va idealmente unito a quello, già apparso nella stessa collana, dei "Sonetti satirici e giocosi" di Rustico Filippi: si ricomporrà così il profilo insolito e suggestivo di un poeta delle origini che si cimentò in due generi antitetici. Avventuroso sperimentatore, nei sonetti comici, di un linguaggio ora esplicitamente osceno, ora - e più spesso - velatamente gergale, metaforico e allusivo, Rustico offre di sé contemporaneamente, e in pari misura, tutt'altra immagine letteraria nei versi d'amore, nutriti di una sostanziosa conoscenza della scuola siciliana e della poesia trobadorica, costruiti intorno a un nucleo espressivo e lessicale forte, con un'accentuata ricerca di musicalità, dalla cifra personale ed apprezzabile. Filippi riesce, nelle sue prove migliori e sia pur con una certa intermittenza, a creare un'atmosfera intima e lievemente malinconica; l'"io" lirico è ancora molto vicino al soggetto dell'amore cortese, ma, benché non si possa definirlo né storico né tantomeno autobiografico, non appare neppure sempre e del tutto impersonale.